Torna in “campo” Alessio Santacroce con il nuovo album “Il Vento che pulisce l’Aria”. L’artista toscano segue la linea concettuale del precedente lavoro “Migras”, utilizzando la musica ed il suo estro compositivo per colpire nel segno a suon di testi e note che fanno breccia e scuotono tutti i sensi dell’esssere umano ed in particolare di chi ascolterà ( altamente consigliato ) questo suo ultimo, ma non ultimo,lavoro.
Nove canzoni che arrivano a dare quel forte odore di canzone/protesta per tutta una serie di eventi/situazioni che non vanno per niente bene. La qualità dominante rimane quella di chiedere/esigere in cambio solo un forte spiazzamento, per quelli che si aspettano la solita canzonetta da estate. Testi forti pronti ad aprire le sue candide fauci per rilasciarci solamente quando i giochi saranno dichiarati conclusi (semmai lo saranno).
Cercare di etichettare il genere musicasle proposto da Alessio Santacroce, è riduttivo, perchè si è vero siamo in linea con il classico Indie/Rock, ma mentre lo stai pensando la musica già ti spiazza e comprendi che te ne devi sbattere delle etichette. L’imperativo è premere il dannato tasto play, lasciarsi trasportare, creare quella connessione che il disco cerca di trasmetterti con i suoi armoniosi mezzi.
Un album raffinato, reso ancora più pregiato dall’impeto vocale che si tramuta in rabbia, ad ogni singola nota contenuta in tutto questo, passatemi il termine, capolavoro, reso ancora più tale dal contributo strumentale dei musicisti che hanno preso parte a questo lavoro.
“Il Vento che pulisce l’Aria” è pieno di suoni che tagliano e che all’occorrenza attaccano, al di sotto di ciò, troviamo accuratezza e chirurgia incredibili, rendendo il tutto più semplice. Maggiore sarà la voglia di ascoltarlo, e maggiori saranno i pregi/segreti che potremo scoprire o evidenziare con un acuto orecchio.
Sono sicuro sulle potenzialità praticamente infinite di Alessio Santacroce ma non lo sono altrettanto quando c’è da quantificare “questa” musica con un semplice numerino. Meglio rimanere alla larga dalle cose materiali, pensiamo solo all’ineccepibile ed inestimabile risultato di fondo.