Dopo la pubblicazione di “Psicomadre” e “Golden Boy”, Boetti torna a caricare il fucile a colpi di rock’n’roll e pillole di scrittura caustica lanciandosi – per la prima volta nel 2021 – nella trincea discografica con un terzo singolo che lascia dietro sé la scia nera della polvere da sparo, e degli alibi che prendono fuoco: “Loreto” è la nuova dichiarazione di guerra, rabbia e amore ad una scena resa sorda dallo scoppio di esplosioni controllate e di bombe da hit parade, per ricordare a
chiunque avesse provato a dimenticarlo come si può sopravvivere nella metropoli caotica dei nostri cuori impauriti.
MIAB: Benvenuti su MusicInABox, Boetti! Come sta andando questa terza (o quarta?) pandemia, e come ci si sente ad essere al terzo singolo e (ach!) avere ancora le mani le- gate da questo stop che ci sta facendo dimenticare cosa voglia dire “partecipazione”.
BOETTI: Abbiamo preparato un singolo per ogni ondata di questa pandemia. Scherzi a parte, è davve- ro frustrante essere praticamente fermi da un anno. C’è tanta voglia di partecipazione, tanto desiderio di tornare alla vita vera. La cosa che ci scrivono di più è: “Non vedo l’ora che fini- sca tutto per venire a un vostro concerto”. La dimensione del live per un progetto come il nostro è davvero fondamentale. Pubblicare una canzone e fermarsi solo a like, rincondivi- sioni, stream etc. è un po’ come godere a metà.
MIAB: In tutti i vostri singoli, si sente il riferimento a qualcosa che affonda le radici in un disagio che sembra accomunare un’intera generazione. Se doveste identificare ciò che Boetti più detestano al mondo, cosa vi verrebbe in mente?
BOETTI: La contemporaneità malata, drogata, ovvero quella sedicente contemporaneità che ai fatti è antichità travestita. Alcune sovrastrutture sociali, gerarchie economiche, modi di comportar- si, stili di vita contemporanei non sono attuali, ma semplicemente delle riproposizioni di modelli catto-borghesi delle generazioni a noi precedenti. La memoria corta collettiva, o an- che solo la pigrizia, ci fa credere di essere migliori, ma non ci rendiamo conto che stiamo correndo il rischio di fare gli stessi errori dei nostri genitori, dei nostri nonni e così via. Ecco cosa detestiamo: il déjà-vu. Ci piace la cedrata Tassoni però.
MIAB: E invece, l’identità della vostra generazione? In cosa si trova, come si individua? Ma soprattutto: esiste?
BOETTI: I concetti di “liquido” e “fluido” così ricorrenti di questi tempi possono tranquillamente es- sere associati alla descrizione della nostra generazione. Questa generazione è tale in quanto NON è una generazione oppure è più generazioni in una. Siamo tutti un po’ come dei partiti politici, la post-modernità ci ha portato alla frammentazione, alla riduzione ai minimi termi- ni dell’opinione: una verità contiene al suo interno almeno due sottoverità. Siamo una gene- razione univoca, egoriferita; stiamo insieme perché ci sentiamo soli. Eppure ne stiamo par- lando, quindi siamo, esistiamo.
MIAB: Arrivate a “Loreto” dopo le due tappe di “Psicomadre” e “Golden Boy”; facciamo un gioco, provate ad associare ad ogni brano un libro o un film utile a raccontarne il contenuto. Esperienza sinestetica da veri intenditori!
BOETTI: “Psicomadre” – Pietà (Kim Ki Duc), “Golden boy” – Scritti corsari (Pasolini), “Loreto” – La città che sale (Boccioni) così ci abbiamo messo anche un quadro!
MIAB: Milano è la città della moda e dell’eccesso utile a mascherare un trucco che sembra colare notte e giorno. Ma perché proprio “Loreto”? Come nasce il brano?
BOETTI: Loreto è la zona in cui Damiano ha vissuto per un po’. È forse il limbo, la perfetta linea di confine tra il mondo fuori e quello dentro Milano. Rappresenta comunque quel gomitolo di contraddizioni di cui la città è impregnata: multietnica e allo stesso tempo italianissima, azionista in borsa e senzatetto, grassa e magra, popolare ed esclusiva. Tutti questi contrasti, visti con gli occhi di un ragazzo di provincia che incoscientemente identifica Milano con il sogno, hanno portato a quello smarrimento, a quel crudo e deludente scontro con la realtà che è diventato tema del brano.
MIAB: Se poteste tornare indietro (anche se indietro non si torna mai), cosa cambiereste?
BOETTI: Arrivati a una certa età non c’è più spazio per i rimpianti, piuttosto si diventa saggiamente comprensivi verso le nostre scelte passate. È normale pensare a cinque/sei anni fa e dire “che scemi che eravamo”, ma adesso sappiamo che quelle scemenze lì ci hanno stimolato a fare meglio e a essere quello che siamo adesso. Così come quello che siamo adesso sarà comunque solo uno stimolo per ciò che saremo dopo etc. Preferiamo essere severi e autocri- tici sul da fare, non sul già fatto.
MIAB: Dateci un consiglio su come passare la serata. Giocatevela bene.
BOETTI: Preparatevi una cena a base di proteine vegetali: piatti esotici, scenici ma non buoni. Accen- dete la TV e mettete su una commedia rosa con Sandra Bullock (che alla fine sposa un den- tista), sdraiati sul divano con plaid e cellulare, aspettando che si faccia l’ora per una nuova puntata di “Colpo grosso”.