I Crawling Chaos suonano una sorta di brutal death metal con influenze che derivano sia dal filone più “progressivo” di questo genere musicale, e sia da quello denominato come melodic death metal. Questo è constatabile nell’estrema cura degli assoli di chitarra e nella loro orecchiabilità, così come nelle strutture dei brani, che solitamente sono piuttosto articolate e ricche di elementi, alcuni dei quali si insinuano nelle fitte trame create dalle chitarre e dalla furiosa batteria, rompendo un po’ la proposta tutto sommato abbastanza monolitica che questa band imbastisce.
Solitamente il death metal non è un genere che offre molte possibilità di variazioni sul tema, in quanto nasce come genere integerrimo e poco propenso a contaminazioni. Tuttavia negli anni all’interno di questo genere si è assistito a delle vere e proprie rivoluzioni, basti pensare già al fatto che esistono vari filoni, come già citavo in apertura, ma è un dato di fatto che certe band hanno portato questo genere ad un livello superiore, come ad esempio è successo già a partire dai primi anni Novanta con formazioni come DeatH, Atheist, Cynic, Pestilence e via dicendo. Allo stato attuale abbiamo anche diverse formazioni che portano avanti la bandiera di questo genere, alcune delle quali facendolo in modo personale, basti pensare a formazioni come Portal, Origin o Ulcerate.
Ecco, i Crawling Chaos hanno realizzato un buon album, ma non si riesce forse a capire esattamente dove vogliono andare a parare, perchè non fanno parte di nessuna corrente nello specifico, e sembra che a volte peschino un po’ da una parte e un po’ dall’altra, ma senza un obiettivo preciso. Chiariamo che però la mia non deve essere come una critica negativa a tutto spiano, perchè questo “XLIX” è un buonissimo prodotto, ma in certi brani si ha la sensazione che la band voglia mettere per forza alcune influenze che esulino un attimo dalla brutalità, ma l’esperimento riesce in parte. Un problema legato anche a questo aspetto è che i brani a volte si dilungano un po’ troppo non arrivando al dunque, quando magari applicando il concetto che recita più o meno il motto “less is more” sarebbe stato meglio.
Molte luci quindi su una band davvero preparata e che comunque ha il coraggio di osare e spingersi oltre, ma rimango dell’idea che un disco più omogeneo sarebbe stato accolto meglio dal sottoscritto. Forse sono troppo vecchio e amo il caro vecchio death metal senza troppe variazioni? A voi la sentenza ascoltando questo album.
Tracklist:
- My Golden Age
- The Prince Is Here
- Block and a Bloody Knife
- 49th, or the Law of Desperation
- Ishnigarrab, or the Awful Offspring of the Goat
- Covered in Debris
- Doom of Babylonia