Interessante band romana che propone un thrash old school sporcato con un po’ di death. Per quello che riguarda il thrash io ci sento più qualcosa di europeo (Sodom, Destruction), mentre per il death metal direi che come riferimento, viste le molte parti cadenzate ma in perenne doppia cassa, possiamo prendere a riferimento band come Kataklysm, Benediction, Bolt Thrower e i Vader più groovy. Non steremo qui ad elencare brani buoni o brani cattivi, perchè in circa venticinque minuti di musica le tracce tendono un po’ ad assomigliarsi tutte, e questo è il limite di questa band, ma anche volendo il punto di forza.
Certamente ci sono brani che valgono più di un ascolto distratto, come “The Man Whose Name Was Written on Water”, “Desert Storm” o “Fat Vertical Lips”, canzoni che mettono in atto la capacità di saper andare sparati ma anche di rallentare ed essere sempre credibili ed efficaci. Nella tracklist sarà sempre presente questa alternanza di parti più heavy e parti più speed, ma forse è proprio quando ci si aspetta un assalto all’arma bianca che la band delude, mettendo sul piatto una serie di canzoni che la velocità la raggiunge solo in pochi frangenti, favorendo spessissimo un approccio più pesante. Tutto sommato la band si difende molto bene, e già solo il pezzo di apertura, ovvero “Trashed”, vale il prezzo del disco, perchè probabilmente è la canzone migliore del lotto e che mette subito l’ascoltatore sull’attenti, dichiarando che la guerra è solo appena iniziata e che continuerà in tutto l’album.
Ecco, le promesse (o premesse) le band le mantiene e di questo va dato atto, ma noi che siamo affamati di velocità e ritmi vorticosi, forse avremmo voluto ancora più canzoni che devastavano tutto senza ragionarci sopra! Ma tutto non si può volere, e oggettivamente la band dimostra che la violenza ha tante facce, tutte apprezzabili tra l’altro.