Proveniente dalla Sicilia, Helen Burns è un progetto post-punk con influenze alternative e stoner, caratterizzato da un suono caldo, scuro ma tagliente, a volte bagnato e malinconico, a volte secco, incandescente, come le fiamme, e come la Sicilia stessa.
La band compone e lavora all’interno di una casa in campagna, in un paesino della provincia di Catania, dove si vive, si suona e si scrive rigorosamente insieme. Ancora prima di essere una band, Helen Burns è una famiglia. Il legame e il rapporto che li unisce sono ciò che spinge gli Helen a fare musica e a condividere quei valori e quei sentimenti per cui scrivere diventa necessario, e che li ha portati a comporre il loro primo album: The Rain Caller, un album che tramite la violenza e la malinconia della pioggia, racconta di emozioni personali e altrui.
Dopo un primo tour in Italia, varie date nel territorio siciliano tra cui il concerto insieme a Nile Marr, e l’uscita dei primi singoli, l’album “The Rain Caller” verrà pubblicato venerdì 15 Novembre 2024.
“The Rain Caller” è il vostro album. Perchè proprio questo titolo ?
The Rain Caller è un vero e proprio richiamo. Come fosse una danza della pioggia ma non balliamo, la evochiamo. E in questo caso per noi la pioggia è sinonimo di emozioni. Accettare e voler richiamare a se le emozioni, di cui spesso l’essere umano ha paura. Invece bisogna accettare tutto, imparare a convivere con tutto, accettare che la pioggia ci bagni e goderselo, che ciò faccia bene o faccia male. È chiaramente una metafora che rimanda anche al meteo e alla nostra terra, la Sicilia. Noi viviamo un rapporto particolare con la pioggia nella nostra isola.
E’ casuale la scelta del singolo “Mina” ? Oppure c’è un motivo ben preciso ?
Abbiamo scelto Mina perché è uno dei brani a cui ci siamo più affezionati durante la produzione del disco, e ci è sempre sembrato un buon compromesso per far capire ad un primo ascolto ciò che rappresenta il disco, sia a livello sonoro che a livello concettuale, quindi il messaggio che manda. È tra i brani più rappresentativi a primo impatto forse.
Quale brano si adatterebbe meglio per un video ?
Abbiamo già realizzato due video per due dei brani dell’album: Raincaller e Mina. Si possono guardare sul nostro canale YouTube, li abbiamo realizzati in maniera indipendente con dei videomakers di Catania, la nostra città. Sicuramente ne faremo anche un terzo, probabilmente per il brano “Educate”.
Synth e suoni campionati oppure un sound più genuino e naturale ?
Sicuramente siamo molto pratici, e ci sentiamo molto più a nostro agio con delle chitarre, pedali, amplificatori e una batteria in sala, suono diretto, niente pc o synth. Ma non perchè non ci piacciano, forse solo per comodità. Certamente abbiamo ancora tanto da scoprire sui nostri strumenti e non ci piace inserire cose che possano distoglierci troppo. Ma non ci piace molto nemmeno escludere qualcosa a priori: siamo attratti da quasi tutte le vie che esistono per fare musica o suonare uno strumento. Non sappiamo se più avanti ci saranno altri strumenti sul palco durante il nostro set.
Quale strumento in più vorrete in line up ?
Se ce ne fosse uno in più al momento sicuramente aggiungeremmo una chitarra infatti.
Che cosa ne pensate della scena musicale italiana in generale ?
La scena musicale italiana è molto varia. È piena di artisti di ogni genere, dalle nuove alle vecchie generazioni. Chi con più cose interessanti da dire, chi meno. Il problema della scena secondo noi non sono tanto gli artisti, bensì la comunicazione fuorviante, la stampa e gli articoli pieni di parole vuote, il bisogno costante di seguire quelle regole che non so chi si è inventato. Insomma l’inibizione che crea il mercato odierno, per non parlare dell’enorme dipendenza illusoria che si è creata attorno a Spotify e quant’altro. Tra artisti, band, musicisti, autori del mondo underground e dei collettivi indipendenti, notiamo che questa questione è molto sentita e tanti nelle nuove generazioni tendono a combattere questi meccanismi. Infatti questa è una bella speranza in cui credere.