Vi ricordate di quel melodic death metal che ha sfornato tanti begli album a cavallo tra fine anni Novanta e inizio anni Duemila? Ecco, prendiamo ad esempio tre formazioni che non sempre hanno goduto della fama di altri illustri colleghi, come ad esempio The Haunted, Hatesphere e The Crown. A mio avviso queste tra band hanno scritto almeno due caplavori a testa all’incirca venti anni fa. Ed è proprio in quella “zona” che si piazzano questi Kill All The Gentlemen, ovvero in un limbo estremo e cattivissimo e che forse ha molto più in comune con un concetto puro di death metal, piuttosto che di quello più melodico ed influenzato dal metalcore.
Certamente il groove che permea alcune tracce e la scelta coraggiosa di inserire una voce femminile in un pezzo come “Eyes for Medusa” spingerebbe a pensare che i Kill All The Gentlemen siano una band che voglia prendere la strada più semplice verso il successo. Ma ciò è falso e non rende giustizia ad un album semplicemente molto bello. Azzarderei anche qualche punto in contatto con i Carcass di “Heartwork”, per la tecnica messa al servizio delle composizioni, ma in questo album abbiamo delle cannonate velocissime. Una su tutti è “Snakes”, dove si ritorna sempre al solito concetto: molto death metal, e poco del restante versante musicale più “moderno e trendy”.
Una prestazione convincente da parte di questa band, quindi, che con questo loro secondo album in poco meno di dieci anni si affermano con merito nell’affollato panorama del metal estremo. Spero solo che qualche purista della domenica non snobbi questa band per via di qualche accenno più moderno ed in linea coi nostri tempi (se mai questo possa essere un demerito), ma si lasci andare e gioisca del fatto che giovani band riescono con impegno a valorizzare l’impegno che le band più leggendarie hanno insegnato e tramandato.