Lara, un sorriso di stelle nel suo nuovo Ep

LARIA è il nome d’arte della cantautrice di Verona Laura. La passione della musica la travolge fin dalla tenera età quando a soli quattro anni chiede ai suoi genitori di iscriverla allo Zecchino D’oro. A sette anni incomincia lo studio di canto e pianoforte e da quel momento non si ferma più, tutt’ora prosegue i suoi studi alla scuola Lizard di Verona. Qui segue il percorso accademico S.S.M. di canto e di teoria musicale.

L’esigenza di creare la propria musica arriva in un momento difficile della sua vita. In un momento di lutto LARIA cerca rifugio nella musica, ma senza trovare la canzone adatta alle sue emozioni e così decide di crearla lei stessa. Nasce il suo primo singolo “Sorriso di stelle” seguito successivamente da “Anche in America”. Entrambi i brani sono accompagnati da un videoclip realizzato da Lucio Piccoli.

Nel 2024 la cantautrice presenta la propria musica anche live allo Slow Food e Slow Verona di Castel Montorio. Arriva anche tra gli otto finalisti del contest Targa48 A.M.A. ETS che la porterà il 24 maggio live sul palco dell’Auditorium del Centro Culturale Candiani di Mestre. Nel 2024 pubblica i singoli “Non dirmi” e “Finestra”, mentre il 2025 si apre con il suo primo EP “Sorriso di Stelle” anticipato dal brano “Caro Papà”.

Se dovessi associare un colore a ogni brano dell’EP, quali sarebbero?
Al brano “Anche in America” assocerei l’azzurro tenue, un colore che piace fermarsi a osservare perché trasmette tranquillità e serenità.
“Finestra” come si può evincere dalla copertina stessa è rappresentata dal rosso. Quindi il dolore lancinante che una donna può portare dentro di sé.
A “Non dirmi” assocerei sicuramente il giallo, un colore allegro, spensierato, che trasmette gioia e che ti aiuta a lanciarti nel vuoto.
“Caro papà” può essere rappresentata solo dal colore nero sporcato però da qualche chiazza di verde qua e là. Nero perché la guerra non può essere raffigurata in modo differente, verde per esprimere la speranza cantata dal coro dei bambini.
Infine, a “Sorriso di Stelle” assocerei il blu notte perché è una canzone da cantare con gli occhi puntanti verso il cielo.

Quale emozione vuoi che il pubblico provi ascoltando “Sorriso di Stelle”?
Vorrei che il pubblico ascoltando “Sorriso di Stelle” fosse avvolto da una sensazione di protezione. Qualsiasi cosa accada nella vita sa che può guardare il cielo e trovare quel sorriso di stelle, quella persona cara che lo accompagnerà ogni giorno. Sicuramente anche la nostalgia è un’emozione che può sprigionarsi ascoltando questo brano ma poi si tramuta in calma e tranquillità nell’aver trovato quel posto sicuro in cui rifugiarsi ogni volta che lo si desideri.

Caro Papà” ha un tono molto intimo. Come ti sei sentita nel condividere una parte così personale di te?
In realtà questa canzone si è scritta da sola. Guardando le immagini che continuavano a girare sui Media ho proprio percepito dentro di me una sensazione che avrei potuto spiegare solo tramite una canzone. “Caro Papà” è il classico esempio di come scrivere sia per me un’esigenza, non mi sento a posto con me stessa se non riesco a racchiudere le mie emozioni su un pezzo di carta. Ho bisogno di vederle realizzate in un testo, in una canzone. Solo così riesco a fare ordine dentro di me; in questo caso specifico volevo cercare di stare vicino a tutte quelle persone che, mentre io sono qui a rispondere a questa intervista, si trovano tra la vita e la morte. Credo che questo non possa passare inosservato e credo che ogni emozione debba essere vissuta ed ascoltata.

“Anche in America” parla di rallentare. Quanto è importante per te trovare tempo per te stessa nella vita frenetica di oggi?
Per me è fondamentale trovare tempo per me stessa. Scrivere canzoni è un esempio di ciò; è il mio modo per allontanarmi dalla frenesia in cui siamo immersi. Quando scrivo una canzone sono nella mia cameretta e non ho assolutamente la concezione del tempo; è l’unico momento in cui non devo controllare l’orologio. Anche quando canto mi catapulto in un altro mondo e questo mi aiuta a staccarmi dalla vita frenetica. Anche camminare nella natura mi aiuta molto e cerco sempre di dargli priorità.

In “Finestra” parli di paura e isolamento. Qual è stato il momento più difficile nella stesura di questo brano?
Il momento più difficile è stato immedesimarsi nella testa della persona che dice alla donna di alzarsi dal divano, di non truccarsi, di non pensare. È stato complicato perché credo che siano pensieri che non dovrebbero neanche esistere nella testa di una persona; sforzarmi a pensare in questo modo e poi creare una melodia su quelle parole è stata una grande sfida.

Qual è il momento della giornata in cui ti senti più ispirata a scrivere musica?
La sera, quando tutto tace e posso dare vita ad ogni pensiero e melodia presente nella mia testa.
Quando ho terminato tutti gli impegni del giorno e quindi sono completamente libera di dedicare tutto il tempo rimanente alla musica e a me stessa. Ci sono poi anche momenti in cui l’ispirazione arriva quando non me l’aspetto e allora lì mi ritrovo a scrivere frasi sul telefono, se non ho con me il mio quaderno, oppure mi registro in una nota vocale per non dimenticare la melodia. Poi aspetto la sera, non vedo l’ora di arrivare a casa e di precipitarmi sulla tastiera e concretizzare quelle idee.

Se fossi una canzone, che tipo di melodia avresti?
Mi reputerei una melodia semplice ma ascendente. Una linea di note che sale di tono nel tempo, per indicare la crescita e lo studio continui.

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