“Non piangere. Tutto ciò che viene perso, ritorna sotto un’altra forma.” (Jalâl âl-Dîn Rûmî). Questa la citazione che accompagna questo emozionante brano.
Poco più di un minuto circa , tanto basta per far capire una capacità di scrittura interessante ma soprattutto accessibile ai seguaci ancora esistenti di quella musica classica che scuote l’animo con un solo pianoforte.
La semplicità è di casa in “Berceuse” , un concentrato di sapori intensi e malinconici, che arrivano in timidezza ma che colpiscono con quella maniera genuina che lascia il segno.
Un brano che più si ascolta e più piace. Piacciono senz’altro i suoni, che presentano una componente versatile a tal punto da generare vibrazioni pulite, il tiro ci viene insomma scagliato contro con ragguardevole naturalezza, tanto che ci troveremo inconsciamente a richiedere nuovi minuti arrivati alla conclusione.
Non si può dire molto altro al momento, e non possono far altro che portarvi alla ricerca di questo “Berceuse”, perché in fondo si spera ci sia sempre spazio per le piccole realtà e relative piccole perle come quella di Luigi Marzano.