L’Italia ha sempre cartucce in canna in ambito metal e questo nuovo lavoro dei Manoluc, il secondo, lo dimostra appieno. Siamo nei territori death metal, ma sono tanti gli influssi derivanti dal thrash e dal metal in senso generale che arricchiscono questo “Asa Nisi Masa”. Partendo da questa base che potremmo, per comodità, definire come extreme metal, il quartetto costruisce un lavoro che appare buono sotto molti aspetti, ma che ancora mette in mostra qualche acerbità.
Partiamo dalle brutte notizie, che per la verità e per fortuna sono poche. Il lavoro avrebbe potuto dare molto di più se la produzione fosse stata più curata. Non che il sound in generale appaia brutto, ma la poca potenza infusa nel mix finale abbassa un po’ i toni dell’album, soprattutto per quel che riguarda i suoni di batteria e, in parte, quelli di chitarra. Questa la pecca maggiore che mi sento di segnalare, poi in secondo piano metterei il fatto che la band appaia a volte non coesa. Si ha la sensazione che il tutto sia stato assemblato in maniera un po’ grossolana e che forse l’amalgama tra i musicisti non è ancora tra le migliori. Ok, finite le critiche, iniziamo con l’evidenziare i pregi. La band è solo al suo secondo lavoro, e sebbene esista da un po’ di anni, dobbiamo evidenziare il fatto che ha saputo dar vita ad un lavoro mai banale, e tecnicamente molto valido. Altro punto a favore è la voce, sempre ficcante e pericolosa, e i testi in italiano, tra l’altro facenti parte di un concept molto interessante, si sposano bene col mood del disco, cupo e claustrofobico.
La band in generale ha saputo fare un buon lavoro, ma che paga il prezzo di non essere alla pari con il metal odierno, che offre produzioni impeccabili e non permette che ci siano indecisioni sotto questo punto di vista. Da qui ne deriva la sensazione di avere tra le mani un prodotto potenzialmente molto bello, ma che non decolla per ciò che di negativo ho evidenziato. Niente paura comunque, perché le canzoni sono quasi tutte degne di questo nome, e ci sono dei picchi non da poco come ad esempio
“Solstizio”, “Heliopolis”, “Cemento armato” e “Madre dell’ oscurità”, tutti brani che mettono in mostra le molte qualità di questa giovane formazione. Un disco ampiamente sufficiente e che fa un po’ arrabbiare, perché con queste basi avrebbe potuto essere valutato meglio, e invece rimane un po’ “zavorrato” da alcune ingenuità. Vedremo cosa sapranno fare in futuro. Band in ogni caso da seguire.
Tracklist:
- Rapace
- Solstizio
- Heliopolis
- Cemento armato
- La pittima
- Il bosco senza sentieri
- Il letto di procuste
- Madre dell’ oscurita’
- Deriva