“Quaggiù” è una canzone che parla di sentirsi frammenti, di brutti ricordi e di come si resiste a tutto questo provando a chiudere gli occhi.
È la confessione di uno stato d’animo che non lascia spazio a convenevoli. Nessuna introduzione ad accogliere l’ascoltatore: proprio come una confessione, il cantato rompe il silenzio graffiandone la tela armonica tessuta dal pianoforte. L’atmosfera, fredda e scura, si carica di tensione emotiva nelle prime fasi del brano e scoppia improvvisamente nel momento di massima saturazione, poco dopo un breve attimo di silenzio ad accompagnare la presa di coscienza di una solitudine interiore («Sono quaggiù»).
Irrompono dunque batteria, chitarra e basso a lanciare la traccia verso un percorso narrativo e musicale dalle sonorità assolutamente rock: il ritornello esplode sotto i colpi dei crash di batteria, mentre la voce grida i suoi tentativi di redenzione prima che la chitarra inizi ad urlare una melodia energica e solenne.
«Quaggiù è dove sono stato e probabilmente tornerò.
È il mondo quando va tutto male.
È una nuvola davanti al sole.
È una canzone che parla di sentirsi frammenti, di brutti ricordi e di come si resiste a tutto questo provando a chiudere gli occhi e dormire.
Non ricordo quando l’ho scritta ma ricordo quando l’ho capita» (Redh)
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