Riccardo Romano ha le idee chiare su cosa rappresenti per lui la musica: introspezione. Per questo il suo nuovo EP “Circuiti” è un vero viaggio tra le pagine della sua vita. Ci ha raccontato tutti in questa intervista.
MIAB: Ciao Riccardo, parlaci di te e del tuo legame con la musica. Qual è stato il momento in cui ti sei avvicinato ad essa?
RICCARDO ROMANO: Ciao a tutti! La passione per la musica è nata grazie a mio papà che mi ha sempre immerso nella sua, principalmente anni 80 come: Depeche Mode, Mango, Culture Club e tanti altri. L’ho sempre visto cantare e così sin da piccolo ho cominciato a farlo anche io. È tra la fine delle medie e l’inizio delle superiori, quindi tra il 2010 e il 2011, che capisco che la passione per la musica sarebbe diventata qualcosa di più, infatti in quegli anni fondo la mia prima band con alcuni compagni di classe, i Synesthesia, band di cui ho fatto parte per ben 7 anni, fino al 2018, anno dove ci sciogliamo e comincia il mio percorso da solista. Da quel momento la musica è diventata parte fondamentale delle mie giornate.
MIAB: “Circuiti” è il tuo nuovo EP prodotto con Lorenzo Avanzi. Come nasce questo lavoro?
RICCARDO ROMANO: Questo EP e i brani che ne fanno parte nascono a seguito di un evento che mi è successo tra il 2018 e il 2019, che mi ha portato a riflettere su me stesso e a cominciare una ricerca introspettiva. Quell’evento è stato un intervento al cuore dovuto a frequenti attacchi di tachicardia, che consisteva nel bruciare un “circuito” andato in tilt che provocava appunto questi attacchi (tranquilli ora sto bene, è tutto risolto e sono carichissimo!). Dopo l’intervento ho cominciato a scrivere “Corto Circuito”, brano presente all’interno dell’EP, che parla proprio di questo avvenimento. Possiamo dire che questo brano ha portato alla creazione di tutti gli altri, perché mentre lo scrivevo nella mia testa si susseguivano domande su me stesso e sui miei atteggiamenti, che mi spingevano a trovare una risposta, poi espressa all’interno degli altri brani, ma soprattutto del titolo di questo EP dove ogni canzone è appunto un mio “circuito”. Per quanto riguarda invece la produzione del sound è la parte su cui abbiamo lavorato di più. Parlo al plurale perché su questo non ho lavorato da solo ma sono stato aiutato da Lorenzo Avanzi, che oltre all’arrangiamento ha curato mix e master dell’EP. Quando siamo partiti con i brani abbiamo deciso in modo unanime di non porci limiti sui suoni, volevamo sperimentare. Ci sono brani dove l’elettronica la fa da padrone con sonorità Synth Wave oppure Low-Fi, mentre altri hanno una forte presenza di riff di chitarra elettrica e altre sono ballad al pianoforte accompagnate però da batterie elettroniche. Abbiamo sperimentato e amalgamato insieme tanti sound per fare in modo che ogni canzone fosse unica.
MIAB: Alcuni scrivono un diario, tu invece hai raccontato la tua vita con queste canzoni. Non hai paura quindi di mostrarti a chi ti ascolta?
RICCARDO ROMANO: In questo “EP” ho saldato 6 circuiti, 6 parti di me. Non è facile mettersi a nudo soprattutto per uno come me, introverso e solitario, è una vera sfida che mi ha spinto però a continuare a scrivere e a scavare in profondità. Nei brani che troverete dentro “Circuiti” sono presenti varie sfaccettature di me. Ho scritto di una mia grande “dote”, ossia la pigrizia e della perenne lotta contro di essa, racconto della mia quotidianità e degli imprevisti di tutti i giorni, del mio cuore,o meglio, del rapporto che ho con lui e di come io mi conosca in modo così superficiale. Ma parlo anche del rapporto con mio padre e del fatto che più cresco e più mi accorgo di assomigliargli, del mio essere chiuso e introverso, della difficoltà che ho nel parlare con gli altri dei miei problemi. Infine parlo di quanto sia bello stare bene riuscendo anche a perdersi in 20 metri quadrati con la propria metà. La musica per me quando vuole raccontare qualcosa ha sempre un valore aggiunto. Essendo di per se uno strumento di trasmissione potentissimo, che ci unisce indifferentemente, l’unire ad essa una storia vissuta permette a chi la ascolta di immedesimarsi nelle parole che vengono scritte, rendendole in un certo senso sue. Quindi può essere difficile raccontarsi ma la musica ti da l’opportunità di trovare qualcuno simile a te e di raccontare magari anche la sua storia prestandogli le tue parole.
MIAB: Quali sono le tue influenze in ambito musicale attualmente?
RICCARDO ROMANO: Attualmente non ho un influenza specifica, non l’ho mai avuta in realtà. Traggo ispirazione da quello che ascolto senza rendermene conto e lo metto all’interno dei brani. Questo è dovuto anche al fatto che scrivo solo quando mi arriva l’ispirazione, tendenzialmente tra le 2 e le 4 di notte, quando mi balena un ritmo, un testo o una melodia per la testa che mi costringe ad alzarmi dal letto e scriverla per non dimenticarla. Poi riascoltando i brani noto qualche influenza magari di Cremonini, di Mengoni oppure di Bruno Mars. A volte mi influenzano di più brani che ho ascoltato molti anni prima rispetto a quello che ascolto tutti i giorni.
MIAB: Il tuo progetto è agli inizi ma prima di essere un solista eri voce di una band. Che differenze trovi tra queste due dimensioni di fare musica?
RICCARDO ROMANO: Sono due realtà molto diverse. Anche quando ero all’interno della band i testi li ho sempre scritti io ma non erano mai così personali come quelli scritti da solista. In una band bisogna sempre ragionare a più teste e quindi le cose si rivedono più volte sia come testi che come arrangiamenti. L’essere solista ti pone davanti a tante libertà potendo affrontare anche temi diversi.
MIAB: Hai già qualcosa nuova canzone pronta per essere pubblicata?
RICCARDO ROMANO: Sto scrivendo tanti nuovi pezzi ma sono ancora lontani dall’essere terminati e soprattutto pubblicabili. Però chi lo sa che non vedano la luce prima di quanto pensi.