Dalle premesse sembrerebbe proprio che suoni di vecchio blues questo nuovo percorso della cantautrice toscana Silvia Conti. Dopo un bellissimo disco dal gusto pop per niente scontato dal titolo “A piedi nudi (Psichedeliche ipnotiche nudità)” con cui ha segnato il rientro nelle cronache discografiche italiane, oggi si ripresenta sulla scena della canzone inedita con un brano dal titolo che non lascia alcuno spazio ad altre interpretazioni: “L’incrocio del diavolo”. E per gli amanti del buon vecchio blues sanno subito di tornare alla grande mitologia di Robert Johnson. Ed il tema è proprio quello evidentemente ma con buona penna della Conti che fa sua la morale e si guarda dentro, nella sua vita personale, di artista e di donna. Un suono e una scrittura che non fa il verso alle tradizioni, sa di essere italiana ma sa anche di sapersi giocare un grande pregio di carattere e maturità. E dunque è lecito chiedersi: dopo questo singolo di anteprima, che sia “blues” il nuovo disco che verrà? Aspettando mettiamo in circolo questo video ufficiale.
MIAB: Il suono del diavolo, come l’incrocio e Robert Johnson. Mi sarei aspettato più un suono crudo, di una vecchia chitarra di ferro e pochissimo altro… invece come stile cerca molto il pop italiano o sbaglio?
SC: Secondo me sì, ti sbagli. Il suono è davvero crudo, tanto che abbiamo usato praticamente solo le tracce del provino; in realtà non c’è molto altro oltre le chitarre e l’armonica. Quanto allo stile pop anche qui non sono d’accordo: è un blues, sano e semplice.
MIAB: Com’è stato prodotto? E qui mi aspetterei di sapervi impegnati in un live in studio o una presa diretta particolare…
SC: È stato realizzato in casa, praticamente live e solo successivamente risistemato in studio, dove abbiamo aggiunto il sax del magnifico Claudio Giovagnoli. E’ stato rapido, della serie buona la prima, e molto, molto divertente. Bob Mangione e Tiziano Mazzoni (chitarre e armonica) sono una garanzia.
MIAB: Da quell’incrocio la vita finisce, devia o nasce?
SC: E chi può dirlo? La vita è un viaggio circolare dove l’inizio e la fine si incontrano all’infinito…l’incontro con il Diavolo è solo una delle tante opportunità che questo viaggio ci offre, dobbiamo solo imparare a coglierle.
MIAB: E per te l’arte e la vita sono cose differenti? Scrivi quel che vivi o speri di vivere quel che stai cantando?
SC: Per me l’arte e la vita sono fuse assieme, non c’è dicotomia. Tutto quello che scrivo viene da dentro me, come credo succeda a tutti i cantautori: le canzoni, anche quando non raccontano del “sé”, sono elaborazioni delle esperienze che ci circondano. Non credo nel distacco emotivo della composizione, per me è impossibile.
MIAB: E la foto “nuda” è assai poco blues… come nasce l’idea?
SC: Perché poco blues? Anzi, direi proprio il contrario! Il blues è la musica dell’anima e cosa c’è di più nudo, di più scoperto dell’anima? Mi è piaciuta l’idea di mostrarmi così come sono, senza niente addosso se non la mia chitarra, perché si capisca da subito che ciò che io cerco è l’essenziale. Spero che il messaggio arrivi per quello che è, anche in questi tempi davvero cupi.