Carlo Valente pubblica il nuovo album “Metri Quadrati”

Carlo Valente pubblica il nuovo album “Metri Quadrati”

Metri Quadrati’ è il nuovo album di inediti del cantautore rietino Carlo Valente per l’etichetta TotoSound.

Ascolta l’album sugli store digitali: https://distrokid.com/hyperfollow/carlovalente1/metri-quadrati

Stare fermi in una stanza fatta di pavimento, letto e quattro pareti, mentre il mondo crolla fuori dalla finestra, può essere la giusta dimensione per scrivere un disco.

Carlo Valente passa dalle coste della sua Crociera Maraviglia, cantata in Tra l’altro, disco precedente, a una cattività soffocante, ma evidentemente prolifica. A serrande chiuse o aperte, confondendo i giorni, a volte il giorno con la notte, calpesta le mattonelle di una quarantena feroce, nei suoi pochi metri quadrati, tirando fuori da quei centimetri, scalati a mano senza righello, un viaggio che lo porta dentro e fuori di sé.

«In quei metri quadrati c’era il mondo, da lì sono partito, sono andato in Sud America per raccontare Botero, sono andato a Belgrado per raccontare una (non) nascita di un bambino, che poteva essere la cosa più importante in quel momento, esattamente come comprare il pane dal fornaio sotto casa – racconta Carlo Valente; sono andato sulle coste siciliane e tunisine con De Gregori, sono rimasto a casa, affrontando la morte, la penna e il foglio di carta come una croce e sono andato nell’universo, quello più grande, perché avevo bisogno di respirare, cambiando addirittura numero atomico, elemento».

Metri quadrati è un disco che compie otto atti, otto atti d’amore, in cui si parla di inizi, di abbracci (in quel momento materia illegale) necessari, larghi quanto la distanza tra la Sierra Nevada e l’universo. Ma si parla anche di morte, di finali indispensabili a capire quanto sia illusorio l’infinito e quanto sia invece reale la mortalità delle cose.

Otto atti, uno di De Gregori, uno firmato da Pino Marino e sei scritti da Valente, centellinati, cercati, scavati sotto la malta di quel pavimento e portati alla luce. Sottotraccia, un filo comune che lega tutti i pezzi tra loro, una sorta di percorso inquadrato da due righe (come recita il titolo di uno dei brani), che viaggiano parallele, a cornice di amore e morte, trionfo e rovine, croce e delizia di ogni individuo. Si ama e si muore continuamente in questo disco, pezzo dopo pezzo, restando spesso nudi di fronte a una verità disvelata dalle fughe di quelle mattonelle.

Tutto è nuovo, il linguaggio, gli ossimori, le dicotomie e la grande coerenza di una ricerca interiore cavata a mano. Di nuovo c’è anche il suono, rispetto al passato: compare una dimensione elettronica, che accanto allo stile intimo di Carlo Valente, crea un voluto contrasto. Come due righe, come l’amore e la morte, come l’inizio e la fine di ogni cosa.

(testo a cura di Laura Rizzo)

TRACKLIST

METRI QUADRATI

  1. MENTRE QUALCUNO NASCE A BELGRADO
  2. AMORE SENZA TITOLO
  3. METRI QUADRATI
  4. DUE RIGHE
  5. BOTERO
  6. CORPI CELESTI
  7. DISASTRO AEREO SUL CANALE DI SICILIA
  8. LA VITA NON VISTA

Metri Quadrati brano per brano:

MENTRE QUALCUNO NASCE A BELGRADO

Prendersi cura dei pensieri è come prendersi cura delle cose. Immaginare i luoghi più sperduti e gli avvenimenti che in qualsiasi momento sarebbero potuti accadere nel mondo salva dal vuoto, ti lascia aggrappare a un qualcosa, ti insegna a pensare. La quarantena ci ha restituito una appartenenza collettiva, smarrita da tempo. Il soffrire insieme ha livellato i piani di un universo in cui continuano a vincere le diseguaglianze. Ha lasciato riemergere l’urgenza, la forza delle idee, la velocità. Nel ritornello, il nodo principale: due immagini contrapposte. L’acquisto del pane, da una parte, che da gesto passivo diventa il frammento più liberatorio della giornata, un bambino che (non) nasce a Belgrado, dall’altra. Questa canzone non salverà nessuno. Ha salvato me.

AMORE SENZA TITOLO

Andarsene e sperare nella consolazione della memoria, che poi non serve a nulla.

Un amore finito bruscamente. Gli occhi, con i quali, si è combattuto per una vita: armi senza munizioni.

Un sentimento anonimo, probabilmente vuoto, estemporaneo anche nel dolore, improvvisato e malandato anche nel ricordo, che non ha migliorato nessuno, una storia senza carta d’identità. Senza titolo.

METRI QUADRATI

La notte come il giorno, il giorno come la notte. Le ore che passano e che non sembrano mai finire, il tempo che si ferma solo se lo lasci scorrere. Il destino di qualsiasi penna in quei momenti è il solito: scrivere. Ma cosa? Perché? A chi? Le parole sono importanti, ciò che c’è dietro una parola è più importante ancora. Ciò che si può immaginare da una parola nascosta per bene dietro un’altra parola, è tutto.

Concedersi a questo, scrivere qualsiasi cosa, affrontare la sofferenza, lo sforzo immane è rimetterci la pelle, un po’ come risorgere, in fondo. Fuori dalla finestra i ‘marinai della poesia’, in divisa, a soddisfare chiunque passi a dare un penny, mentre quei pochi pirati rimasti navigano a vista, con una benda sull’occhio ma, sicuramente, con un forziere d’oro nella stiva.

DUE RIGHE

Gli inizi, così come i finali, sono le parti più importanti di una canzone. Così funziona nella vita, così funziona anche nell’amore. Ma di celebrare la fine, nell’amore, non se ne parla, mai. Capita che sia relegata sempre a qualcosa di doloroso e chi sottovaluta o evita quel dolore probabilmente, in fondo, non ha mai amato davvero. Prendere coscienza di un percorso in declino, guardare il baratro e lasciarsi andare allo strazio è invece un atto di coraggio notevole, è un atto d’amore, da racchiudere in due righe, appunto, due righe parallele, che tendono all’infinito. Un infinito che può essere definito tale, solo se si ha la forza di accettarne il suo corso. “Penso che l’amore in fondo sia trionfo e rovine e per essere davvero immortale conosce il suo tempo e sa che una cosa è reale, solo se esiste la fine”.

BOTERO

È una canzone seduta su una sedia che si preoccupa di quei dettagli ai quali non avevi mai fatto caso. Un quadro, o meglio, la fotocopia a colori di un quadro di Fernando Botero, “Picnic in the Mountains”, rinvenuta su un comò, utilizzata scherzosamente dai miei genitori per festeggiare i loro 25 anni di matrimonio. Un dettaglio, piccolo, non necessario, relegato ai ricordi più dolci, che mi permette in un attimo di imbarcarmi per l’America del Sud e, subito dopo, di farmi scrivere un pezzo che ho amato già dalla prima riga: un pezzo spazioso, pieno di vuoto, di noia forzata, di affanno costante e cosce infinite, senza alcuna pretesa di uscire, almeno per oggi, almeno per sempre.

CORPI CELESTI

Dalle farfalle alle costellazioni. Un amore che attraversa ogni tipo di dimensione. Una vita intera, una storia che va oltre lo spazio e il tempo, raccontata in meno di tre minuti. Si parte da un letto, in un palazzo in centro città e si finisce su una galassia imprecisata, con dentro la speranza di sovvertire le regole dell’astronomia. Un abbraccio, alla fine, al centro dell’universo, consegna alla storia l’amore più grande mai esistito.

DISASTRO AEREO SUL CANALE DI SICILIA

Il sequel di Crociera Maraviglia scritto nel 1976 da Francesco De Gregori, contenuto nell’album “Bufalo Bill”. Unica cover del disco. Il filo rosso che lega “Tra l’altro” a “Metri quadrati” è questo. Un viaggio al contrario, quello a cui allude “Crociera Maraviglia”: dalle coste siciliane ai paesi arabi. Stesse speranze, stesse illusioni: “Tutti sanno tutto dell’inizio, ma nessuno può parlare della fine”, come a dire “Avremo il grande mare dalla nostra parte e questo” “visto” garantito dalla sorte, ci rassicura in fondo”. “La fabbrica di vedove” stavolta si trova su un aereo, non su un barcone e non partirà alla “conquista” dell’Europa ma andrà a perdersi a largo delle coste tunisine. Ho dato la mia personale interpretazione a questa meravigliosa canzone di De Gregori e ho voluto accostarla alla mia, per continuare a raccontare la triste storia del migrante, che assomiglia a quella di un soldato, che assomiglia a quella di un figlio, che assomiglia a quella di un uomo.

LA VITA NON VISTA

Nello spavento, così come nell’ossessione della perfezione, nell’attesa del momento migliore, nella ricerca di ciò che manca, nella tentazione del possesso, nella nostalgia, nei desideri idealizzati e nella percezione alterata del credersi puntualmente altro da ciò che si è, quella che passa è “la vita non vista”.

(testo e musica di Pino Marino)

CARLO VALENTE Bio

(Rieti, 1990)

Nasce a Rieti ma vive e lotta da sempre in un piccolo paese di appena 1000 abitanti, al confine con l’Abruzzo. Scrive e compone lì, delegando alla città tutto ciò che serve per formalizzare ed impacchettare. Teme il mare, che affida alle retine infiniti spazi difficili da gestire e ama le montagne dalle spalle grandi: definiscono il paesaggio e proteggono dall’ignoto. Non crede ai centri commerciali e alle parole in vetrina. Ha più fiducia nella rottura che nell’adeguamento,

ama la pizza alle noci e non sopporta l’America, seppur il suo disco preferito sia Bufalo Bill di Francesco De Gregori.

Nel 2014 ha dato alla luce “Collezioni”, un Ep confidenziale pieno di errori di dizione e di canzoni che ancora lo emozionano. Nel 2017 ha inciso “Tra l’altro…” un disco che gli ha permesso di arrivare con le scarpe di ferro e velluto nel mondo della canzone d’autore italiana. Ha girato l’Italia da nord a sud raccontando le sue storie: chitarra al contrario e voce graffiante, suonando e dividendo il palco con tanti musicisti e cantautori straordinari, dei quali, la maggior parte, diventati poi amici col tempo. Nel 2023 pubblica il suo nuovo lavoro discografico “Metri quadrati” (edito da Totosound), dopo una pausa di circa sei anni, in cui ha trasformato affanni, trionfi, cadute e soprattutto incertezze in otto atti d’amore sotto forma di canzone, il lavoro che in fondo gli viene meglio.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: