Esce il vinile 7’ pollici di Caso: “BLU/ARANCIATA AMARA”, seconda pubblicazione fisica per Edoné Dischi.
Blu è il nuovo singolo, cornice urbana e suono energico per una canzone di riscatto, “per tutte le volte che hai perso il controllo, che ti sei sentito trafitto dal tempo …”. I periodi scuri della vita, quelli dello sconforto, quelli “blu”, si vincono aggrappandosi alle cose semplici: a una luna ben posizionata e alla forza che ancora si ha per rincorrerla. Arrangiata e registrata con la stessa formazione del disco Ad Ogni Buca (2018).
Il lato B è Aranciata Amara: un pezzo del 2011 (contenuto nel disco Tutti Dicono Guardiamo Avanti) presentato in una versione più fresca con chitarra elettrica per festeggiarne i dieci anni.
BLU
Stasera c’è una luna che sta bene, anche sopra i palazzi che sembrano alveari, anche sopra i cattivi pensieri; la luce è ancora accesa nella scuola elementare. Via Marzabotto e mi sento pesce pescato e ributtato dentro; ho rotto le cuffie, gli occhiali, la pinna caudale per andare sul fondo. Per tutte le volte che hai perso il controllo, che ti sei sentito trafitto dal tempo: un San Sebastiano alla fermata del tram. Per quando hai dormito in macchina di pomeriggio, ci riesci ancora a toccarti le punte dei piedi, a correr più veloce che puoi, a perder la voce cantando alla luna, puntando alla luna almeno stasera, stasera che c’è.
Tornare a casa con il passo pesante, ho preso un altro goal dal portiere volante; tutta la parte di vita, tutta la parte già vissuta passa sotto le gambe. La luna è un foro nella notte di questo mio periodo blu; non guardarmi negli occhi liquidi, non sentire questo stomaco che piange.
Per tutte le volte che hai perso il controllo, che ti sei sentito trafitto dal tempo; in moto sul lago ghiacciato per scivolar via. Per quando hai dormito in macchina di pomeriggio, ci riesci ancora a toccarti le punte dei piedi, a correr più veloce che puoi, a perder la voce cantando alla luna, gridando alla luna nanananaaù
ARANCIATA AMARA
Se anche decidessi di mollare tutto quanto ora, saluti a tutti me ne andrei senza sbattere la porta, non c’è vendetta che valga la pena di serbare per poche righe stronze di un mensile musicale. Tante grazie per le pacche sulle spalle ma finito sul cemento scopro che erano violente spinte. Elementari i compromessi per allinearmi, noi non saremo rette parallele, tanto meno convergenti.
Continuerei con i miei concerti in cameretta a mezzanotte, chissà perché non piacciono ai vicini?
Cantare con la faccia nell’armadio è un’esigenza, non c’è comunicato stampa, non è ricerca del suono, non è avanguardia. “Amore smettila, lo sai che i giorni dispari lavoro ventiquattro ore”.
Amore smettila tu, se adesso suonano al citofono sarà perché vogliono il bis. Poi valutar proposte dei pochi club rimasti: “Che ne dici di riempirci il bar di lunedì sera? Quanti amici, quanta gente porti, quanto bevono?”. Cosa suono poi chissà perché non me lo chiedono. Ma io non ho mai avuto band di riferimento e tutto quello che canto è solo quello che penso e siano trecento i paganti o soltanto tre amici per me fa lo stesso.
Con la chitarra di legno scordata e la voce stonata, senza palco senza gli amplificatori potenti, sia questa musica di nicchia o di merda ciò che conta è che sia onesta. Le nuove stelle del rock van bene giusto in copertina a cantar di droghe pesanti e sbornie, io qui con pochi amici ad aranciata amara faccio brindisi perché è da sobrio che son fuori controllo e poi a gridar punk rock music saved my life I can say it honestly, ma onestamente sento solo una voce alzarsi dal coro, non vedo più nessuno, forse son rimasto solo.